Parlando in termini astratti, i cibi prodotti con l’agricoltura biologica sono i meno inquinanti, proprio per la caratteristica di genuinità e freschezza che è elemento essenziale di questo modo di produzione. L’agricoltura bio non usa fertilizzanti chimici, rispetta le naturali fasi di rigenerazione del terreno, ma soprattutto si attiene alle colture che possono essere coltivate spontaneamente nel terreno, a prescindere da domanda del mercato o dalla necessità di sostenere spese di produzione il meno care possibile.
Sempre in termini generali, possiamo ricavare dalle precisazioni che abbiamo svolto, che inquina molto di più, in proporzione, produrre un alimento di origine animale che non vegetale. Questo perché le fasi di passaggio di produzione sono maggiori, e poi perché vengono in considerazione anche le emissioni di cicli produttivi in parte diversi, come la produzione di alimenti per il sostentamento degli animali o trattamento dei liquami di scarto. È da notare come, paradossalmente, gli allevamenti che consumano di più siano quelli bovini: non è un caso, nemmeno ambientale, se pensiamo che il consumo di carne rossa, in una dieta equilibrata, dovrebbe essere minore rispetto ad altri cibi. Infatti, è sempre più insistente la voce dei nutrizionisti che incitano a ridurre l’assunzione di proteine di origine animale a favore di legumi e frutta, e a sostegno di questo consiglio, ora possiamo anche aggiungere quello che, così facendo, rendiamo un favore anche al clima e all’ambiente.
Potremmo inoltre, quando decidiamo di consumare carne rossa, scegliere di comprare da allevamenti che lasciano gli animali liberi di pascolare: infatti in questo modo, gli animali mangerebbero ciò che trovano e non foraggi e mangimi appositamente preparati, e quindi si eliminerebbe anche la quantità di gas serra che riguardano la produzione degli alimenti per le bestie da allevamento. Una crescente attenzione a questo problema si registra con l’aumento, anche se sempre molto limitato, degli allevamenti che tengono conto di questi particolari aspetti e facendo del biologico una prerogativa e una valore aggiunto della propria produzione. Se siamo ancora dubbiosi sulle scelte da fare in tema di acquisti, ecco qualche piccola dritta: anche se la qualità di un prodotto estero viene tanto decantata ( come ad esempio quella della carne argentina), è sempre meglio preferire carne di allevamenti relativamente vicini, che danno maggior sicurezza anche in termini di rispetto delle normative sanitarie imposte dall’UE.
Senza contare che gli allevamenti di Paesi dell’America Latina, proprio perché possono considerarsi come una delle principali fonti di esportazione, vengono messi in piedi senza riguardo per la vegetazione, andando ad incidere ancora negativamente sulla produzione di gas serra. Per quel che riguarda cereali e riso, anche in questo ambito valgono alcune regole generali da tenere in considerazione al momento dell’acquisto. Certamente infatti, i carboidrati di cui sono portatori questi alimenti non consentono di eliminarli o ridurli nella nostra dieta, a meno di voler osservare dei particolari regimi nutrizionali. Perciò, poiché compriamo grandi quantità di questi prodotti, possiamo cercare di preferire alimenti che vengono imballati, coltivati o comunque prodotti in zone vicine, così da ridurre l’inquinamento legato alla fase di trasporto. Senza dimenticare ancora che, per quanto la qualità di un certo prodotto proveniente da una specifica zona geografica venga tanto decantato, per il consumo giornaliero possiamo anche evitare di guardare queste raffinatezze.
Anche per il pesce potremmo fare lo stesso discorso: prevale nella scelta la vicinanza del pescato, sia che esso sia in mare aperto, sia che esso provenga da allevamenti: infatti nell’uno e nell’altro caso le emissioni sono le stesse, ciò che cambia è invece quasi sempre la CO2 emessa per il trasporto. Ciò non vuol dire sempre e comunque scegliere prodotti italiani, anche perché in alcuni casi non sono disponibili. Ma, ad esempio, per comprare del salmone quello norvegese o scozzese è senza dubbio da preferire rispetto ad un salmone pescato nell’Atlantico dell’America Settentrionale.
Abbiamo anche sottolineato l’importanza dei legumi quali validi sostituti delle proteine di origine animale. Potendo, in questo caso, sarebbe meglio consumare dei prodotti secchi, che come abbiamo visto richiedono meno emissioni per la fase dell’imballaggio. Vi è però da dire che, mentre i legumi secchi richiedono più lavoro in cucina per la preparazione, quelli freschi dal punto di vista della velocità di preparazione sono certamente più comodi. Tuttavia, se dobbiamo essere scrupolosi, non possiamo sottovalutare il fatto che i prodotti essiccati sono migliori di quelli inscatolati, perché mantengono intatte le loro proprietà e soprattutto non devono essere ulteriormente trattati, ad esempio aggiungendo sale, per la loro conservazione.
Infine, anche per frutta e verdura, e forse soprattutto per questi alimenti, dobbiamo stare attenti a scegliere i prodotti che consumiamo in modo razionale. Infatti, frutta e verdura sono alimenti che, per antonomasia, vanno consumati freschi. Potremmo dire di consumare un prodotto fresco se comprassimo banane della nuova Guinea o pomodori dall’Olanda? Certo, a volte le grandi distribuzioni ci lasciano poco spazio per decidere: sul bancone c’è quel tipo di ortaggio, proveniente da quel dato Paese, e la scelta deve ricadere per forza su quello. Ma allora, perché non preferire i piccoli mercati rionali almeno per questi alimenti? O quantomeno, evitiamo di farci prendere la mano dall’acquistare frutta e verdura fuori stagione solo per voler a tutti i costi assaggiare delle primizie, che poi primizie non sono. Ne guadagneremmo in salute, denaro e, soprattutto, in riduzione dei gas serra.
Valutiamo quindi attentamente tutte queste considerazioni prima di acquistare un prodotto, non dimenticandoci che spesso ciò che facciamo per la nostra salute ha ricadute positive per la salute di tutti, poiché ci porta a preferire soluzioni con un minor impatto ambientale. Inoltre, non dobbiamo dimenticare il segnale forte che un consumo razionale comporta: le scelte del consumatore il più delle volte sono quelle che influenzano la decisione di opportunità o meno di importare o esportare. Se tutti noi rifiutassimo di comprare le fragole fuori stagione, probabilmente ridurremmo anche la richiesta su scala nazionale di importazione di questo prodotto. La limitazione dei gas serra è una macchina che po’ e deve essere attivata da noi: con un piccolo sforzo possiamo davvero fare più di quanto non crediamo. Senza, tra l’altro, perderci nulla.