Come Scegliere Radiatori e Termosifoni

I radiatori, nati per essere fonte di riscaldamento ora si prestano ad essere e diventare parte dell’arredo. Non a caso i radiatori di ultima generazione oltre ad essere radiatori di design sono stati anche potenzialmente migliorati dal punto di vista della resa termica. Radiatori moderni in acciaio ma anche in alluminio. Questi i due materiali più utilizzati; in particolar modo l’acciaio grazie alla sua plasmabilità permette la creazione di forme particolari, radiatori per il riscaldamento che si adattano bene al design e allo stile della casa. Inoltre questi modelli di radiatori permettono anche la personalizzazione grazie all’aggiunta di moduli. Le domande che ci si pone maggiormente sono: quali radiatori preferire? Quali scaldano prima la casa? Qual è la posizione giusta per i radiatori per un riscaldamento efficiente e un minor consumo in bolletta?Analizziamole insieme punto per punto.

Termoarredo con i radiatori

Scegliere radiatori in alluminio o in acciaio non vuol dire solo orientarsi su un moderno design ma anche avere a cuore un riscaldamento efficiente della propria casa. Infatti questi 2 materiali sono in grado di riscaldarsi ed emanare calore in pochi istanti, ancor di più se il radiatore è costituito da elementi a piastra (radiatori piatti e molto estesi) che non solo si prestano ad essere decorativi ma consentono di ottenere calore con un circolo di acqua tenuto a temperatura minima. Il contro dei radiatori in alluminio e in acciaio è il veloce raffreddamento. Il calore poi, ceduto nell’ambiente, viene in parte restituito dalle pareti.

Prima però di procedere all’acquisto dei radiatori o meglio dei termosifoni bisognerà verificare con un’impiantista il corretto numero di radiatori per ogni camera ovvero il “fabbisogno termico” di ogni locale. Poi si può procedere alla scelta dei radiatori per il termoarredo. Sì, proprio di termoarredo si parla ora in quanto i termosifoni si adattano bene a qualsiasi arredamento minimal o di design. L’idea di fondo dei nuovi radiatori come complementi d’arredo è anche quella di poter inserire benissimo nell’arredamento un radiatore che non solo scaldi ma anche che funga da quadro, appendiabiti, ecc. Le piastre radianti in particolar modo hanno permesso ciò. Esse consentono anche di essere usate come scaldasalviette, a volte grazie a delle coperture colorate sono in grado di garantire una migliore resa termica. Insomma sono a tutti gli effetti nuovi termosifoni di ultima generazione.

Tipi radiatori

Radiatore in ghisa. La tradizione vuole i radiatori in ghisa un classico non ancora tramontato grazie al valore aggiunto che li vede affidabili e duraturi. Sono conosciuti per la lunga conservazione del calore: infatti, si riscaldano lentamente ma trattengono il calore a lungo. In caso di rottura di uno o più elementi lo/i si può sostituire o qualora ci si accorgesse di aver bisogno di un numero maggiore anche di aggiungerli.

Radiatore in acciaio. I radiatori in acciaio a differenza dei precedenti si riscaldano e si raffreddano velocemente. Ecco perché sono consigliati in zone climatiche non molto rigide. Come pro possiamo annoverare l’ampia gamma di forme e dimensioni sempre con una buona resa.

Radiatore in alluminio. Presentano caratteristiche simili a quelli in acciaio. Anche i radiatori in alluminio si riscaldano e si raffreddano velocemente. Più recenti di costruzione, consentono di ottenere una ricercatezza nelle forme unita ad una notevole leggerezza. Il metodo di fabbricazione è solitamente costituito da pressofusione. In altri casi sono ottenuti da barre estruse.

Temperatura ideale per ogni stanza

Ogni stanza in base alla destinazione d’uso deve mantenere una certa temperatura. In media la temperatura ideale è di 20° C.

Temperatura in cucina. Solitamente in cucina bisognerebbe mantenere una temperatura che va dai 16°C ai 18°C e non superiore proprio perché il calore in questa stanza proviene anche da altre fonti come dal forno o dal piano cottura. Si potrebbe pensare di procedere, in quest’ambiente, anche all’installazione di uno scaldasalviette per asciugare gli strofinacci nei pressi del lavello.

Temperatura nel soggiorno. 20°C dovrebbe andar bene soprattutto se lo si vive durante la sera. Si potrebbe pensare alla sistemazione di un radiatore in ghisa al di sotto della finestra oppure di un radiatore in alluminio nei pressi della porta.

Nella camera da letto poiché è un luogo vissuto maggiormente di notte, per dormire, sono consigliate temperature non al di sopra dei 16°C. L’installazione del termosifone meglio che avvenga ad una certa distanza dal letto: sotto la finestra oppure dietro la porta dovrebbe andar bene.

La camera dei bambini vissuta anche di giorno deve mantenere una temperatura intorno ai 18°C mentre la sera vale quanto detto per la camera da letto: 16°C sono sufficienti per un buon riposo.

Ed infine, intorno ai 22°C-24°C la temperatura consigliata nel bagno. Si può optare anche per uno scaldasalviette alimentato a corrente per essere utilizzato quanto non è in funzione il riscaldamento centralizzato. Ultimissimi, i corridoi e le zone di passaggio dove radiatori non molto ingombranti possono emanare calore che non superi i 16°C di temperatura per questi ambienti.

Riscaldamento dei radiatori per convenzione

I termosifoni a convenzione sono radiatori che adottano un particolare modo per far circolare l’aria. In particolare la convenzione consiste nel far circolare l’aria, che entrando in contatto con il radiatore e la sua superficie, si scalda e si innalza verso l’alto grazie ad una diminuzione di densità. Giunta al soffitto si raffredda e ridiscende per essere attratta di nuovo dal radiatore ed il ciclo, così facendo, è destinato a ricominciare. Il sistema di riscaldamento dei termosifoni a convenzione non consente un risparmio energetico mentre dal punto di vista della salute bisogna sottolineare che il moto dell’aria alza anche le polveri più sottili.

Riscaldamento dei radiatori per irraggiamento

Il riscaldamento della casa tramite radiatori che cedono calore mediante irraggiamento consiste nel cedere calore all’ambiente avvalendosi dell’uso di sistemi tubolari a pavimento, a parete oppure di piastre radianti.

Il calorifero progettato sottoforma di piastra radiante permette attraverso la sua superficie di rilasciare il calore di cui abbisogna l’ambiente da riscaldare. Maggiore sarà la superficie, superiore sarà la quantità di calore rilasciata dalla piastra. Ecco perché qualora si avesse poco spazio a disposizione bisognerebbe cercare una soluzione che consenta di sfruttare un radiatore di ampie dimensioni optando magari per un calorifero che si espanda in altezza o sfruttando una parete curva per ottenere una superficie ampia da utilizzare.

Il calore diffuso dall’irraggiamento viene propagato come se il radiatore fosse un sole e come se il calore fosse trasmesso dai raggi solari. Alle onde elettromagnetiche si deve questa simulazione ed è proprio grazie a loro che il calore può diffondersi uniformemente e in assenza di correnti d’aria. Il comfort termico e una temperatura uniforme viene garantito dai nuovi radiatori realizzati in materiali sintetici ed hanno anche il merito di far ottenere una riduzione del consumo energetico.

I nuovi modelli di radiatori accumulando calore lo diffondono con il sistema ad irraggiamento: l’aria è meno secca perché mantenuta ad una temperatura inferiore, il calore è più benefico. I radiatori piatti grazie al sistema radiante sono in grado di cedere oltre il 50% di calore alle pareti della camera a patto che siano realizzati o in acciaio o in alluminio. Il risparmio di energia è garantito. Possono sostituire tranquillamente i tradizionali termosifoni in ghisa, a patto che non prevedano anche l’allacciamento all’impianto elettrico.

Tipi riscaldamento

Il riscaldamento autonomo sta diventando una prerogativa non solo delle case indipendenti ma anche degli appartamenti proprio perché questo tipo di riscaldamento consente di “sganciarsi” dalle dipendenze del riscaldamento centralizzato. I consumi e la temperatura oltre che l’accensione sono infatti controllati da una caldaia che deve essere presente in ogni appartamento che voglia adottare un riscaldamento autonomo. Il rendimento sulla combustione è inferiore se vogliamo paragonarlo ad un impianto centralizzato ma il vantaggio è quello di poter pagare in base al proprio consumo. Il generatore di calore, cioè la caldaia, deve essere scelta da un esperto impiantista che saprà sicuramente che 35Kw possono scaldare tranquillamente una casa di 180 mq; 11 Kw sono in genere necessari per un appartamento o un’abitazione di 100 mq.

Il riscaldamento centralizzato è molto diffuso nei condomini in quanto offre un maggior rendimento ma allo stesso tempo un controllo minore sui costi di gestione; la voce spesa viene suddivisa tra tutti i condomini in proporzione ai millesimi di proprietà. Un contro, se può essere chiamato tale, è da ricercarsi sulla manutenzione costante che un impianto centralizzato richiede.

Il riscaldamento centralizzato consta di una caldaia molto potente e di un sistema per collegare ciascun appartamento facente parte del condominio. Le regole da rispettare relative al locale che ospiterà la caldaia e alla relativa posizione sono ben precise. Il locale deve avere un’altezza di 2 metri e 50 cm provvisto di un’apertura per aerare. Se la caldaia è posizionata in un locale interrato o seminterrato affianco è prevista la presenza di un disimpegno con finestra delle dimensioni di ½ metro quadrato per l’aereazione. La finestrella deve essere chiusa da una grata. Per quanto riguarda la posizione della caldaia all’interno del locale bisogna tener presente che essa deve essere distante 60 cm dalle pareti ad eccezion fatta della parete frontale al bruciatore la cui distanza deve essere di minimo 1 m e 30 cm. Infine la caldaia deve distare dal soffitto almeno 1 metro.

Il limite dell’impianto centralizzato (consumi suddivisi in base ai millesimi di proprietà) viene superato dall’uso e dall’adozione del sistema di contabilizzazione del calore. Così facendo il riscaldamento centralizzato viene ripartito in tanti riscaldamenti autonomi proprio perché la contabilizzazione del calore permette al singolo condominio di pagare in base al consumo effettivo. Di conseguenza questa importante novità consente di sfruttare al meglio in vantaggi non solo dell’impianto centralizzato ma anche di quello autonomo. Infatti la caldaia rimane unica per l’intero condominio mentre attraverso l’installazione di un cronotermostato in ogni appartamento e di valvole motorizzate per ogni radiatore, è possibile spegnere, diminuire o aumentare la temperatura entro quanto stabilito dalla legge. Alla caldaia va applicato un computer per gestire il sistema. Il risparmio che si calcola è del 20% e ciascun condomino paga ciò che spende grazie ai contatori individuali.

Risparmio energetico con la valvola termostatica

Un ulteriore risparmio sul riscaldamento anche dell’ordine del 20% è quello derivato dall’installazione delle valvole elettrostatiche, manopole graduate sistemate sui radiatori che verificando la temperatura dell’ambiente regolano la stessa aprendosi e chiudendosi.

A questo punto vediamo di capire meglio in funzionamento della valvola elettrostatica. Sulla valvola elettrostatica installata su ogni radiatore si regola la temperatura desiderata (tenendo conto di fattori variabili e fissi come la presenza di elettrodomestici che emanano calore). Quando il locale o la camera raggiungono la temperatura impostata la valvola si chiude e ciò prevede un apporto maggiore di acqua ai radiatori restanti mentre l’emissione di calore da quello interessato diminuisce. Se la temperatura scende troppo sotto il limite prefissato la valvola si riapre e l’acqua calda torna a scorrere come prima all’interno degli elementi.

La valvola termostatica è un dispositivo che può essere installato su ogni termosifone da un tecnico specializzato. La regolazione della valvola avviene in modo manuale. Se invece si è amanti della regolazione automatica si può anche optare per timer con cui stabilire l’orario di apertura e chiusura della valvola.

Le misure dei radiatori

La temperatura nelle abitazioni normalmente di 20°C come è previsto dalla normativa varia in base alla destinazione d’uso delle camere. Ad esempio per la cucina è prevista una temperatura di 15°C. Per l’impianto di riscaldamento in fase di progettazione deve essere tenuto conto di altri fattori per calcolare le misure e dimensioni ideali dei radiatori. Ad esempio, il tecnico prenderà nota della zona geografica in cui è situata l’abitazione, della dispersione del calore calcolata in base al numero di finestre, porte, lucernari, ecc., il materiale utilizzato per costruire la casa e i coefficienti di trasmissione termica relativi a ciò, le altezze dei vari locali.

Il calcolo delle dimensioni dei radiatori non è mai rigoroso e stabilibile a priori, in quanto bisogna tenere conto dei dati che vengono forniti dalle aziende fornitrici dell’impianto termotecnico. Comunque è possibile usare una formula per capire le misure che devono avere i radiatori: si procede moltiplicando il coefficiente X (in Watt o in Kcal) ottenuto dalla considerazione dei fattori elencati precedentemente per il volume del locale (camera). Ricordiamo che il volume di una stanza è dato dalla moltiplicazione tra loro delle tre dimensioni e cioè lunghezza x altezza x larghezza e in questo caso bisogna esprimerlo in metro cubo. Il risultato ottenuto è la quantità di calore. Una volta stabiliti i Watt di cui una stanza ha bisogno per essere riscaldata si può procedere all’acquisto del singolo radiatore o dei termosifoni atti ad offrire una resa termica uguale o leggermente superiore a quanto calcolato.

Se si usa un riscaldamento che basa il suo funzionamento sulla caldaia bisogna procedere con la somma dei Watt calcolati per il riscaldamento di ogni singola stanza dell’abitazione. Un altro modo per capire le corrette misure di caldaia e radiatori si basa sull’uso di software che alcune aziende termotecniche forniscono ai propri clienti. Questi programmi computerizzati permettono di accompagnare alla scelta dei prodotti ideali non perdendo mai di vista il tipo d’impianto e la potenza di quest’ultimo.

La posizione migliore per i radiatori

I radiatori solitamente vengono posizionati o sotto le finestre oppure su una parete interna. Nel primo caso la circolazione dell’aria dovrebbe avvenire in modo più salutare in quanto essa scaldandosi sale verso il soffitto, si distribuisce e la perdita di gradi durante il suo moto non è molto consistente. Qualora invece si opti per una parete interna i gradi potrebbero variare dai 38°C ai 15°C. Inutile dire che il corretto funzionamento dei radiatori e la loro resa termica è correlato al corretto isolamento termico di porte, finestre, serramenti in genere, pavimento e anche cassonetti in cui alloggiano le tapparelle.

Come mettere i radiatori e dove

La posizione dei radiatori è molto importante. Metterli sotto la finestra vorrebbe dire posizionarli in una posizione ideale purchè si isoli il radiatore dagli eventuali spifferi del serramento mediante una mensola posizionata sopra di esso. Anche le distanze del radiatore con parete, pavimento e mensola non devono essere scelte a caso: i radiatori, infatti, devono distare circa 5 cm dalla parete, 10-15cm dal pavimento mentre 10-12 cm è la distanza ideale dalla mensola posta sopra di essa.

Anche dei “piccoli accorgimenti” possono favorire una migliore circolazione del calore. Il radiatore deve essere libero da tende eccessivamente pesanti o da copricaloriferi molto chiusi. Meglio sistemare panche, divani o mobili lontano da esso. Bisognerebbe inserirlo in un vano adatto alle sue dimensioni per evitare una perdita in termini di resa termica dell’ordine del 5-10%. Magari, per favorire l’isolamento, si potrebbe optare per un pannello isolante con superficie riflettente da sistemare tra radiatore e parete. Ed infine, evitare di posizionare mensole sulla parete superiore al radiatore onde evitare corsie privilegiate di diffusione del calore che sporcherebbero muri e pareti. Quando in funzione, fate attenzione allo scarico e al raccordo del termosifone in cui scorre acqua calda. Potreste ustionarvi o allagare casa! Gli abiti o qualsiasi materiale infiammabile non devono essere posizionati sopra di esso per evitare spiacevoli incidenti o il danneggiamento dei tessuti provocato dall’eccessivo calore del radiatore.

Spostare un radiatore o più caloriferi può essere dettato dalla necessità di una ristrutturazione dell’abitazione e/o in concomitanza di un cambio d’uso del locale (ad esempio, da soggiorno diventa camera da letto o viceversa, ecc.). Altri possono essere i motivi che portano allo spostamento dei termosifoni come il risparmio energetico, una migliore diffusione del calore, un cambiamento nell’arredo, il voler utilizzare il vano del radiatore per altre destinazioni d’uso.

I costi da affrontare per spostare un radiatore differiscono in base all’intervento da effettuare. Per uno spostamento di piccole entità, entro i 2 metri, dovrebbe bastare l’idraulico. Se si tratta di un’abitazione con impianto di riscaldamento tradizionale dovrebbe esserci una canalizzazione per l’andata e una canalizzazione di ritorno sistemate nei muri perimetrali. I caloriferi possono essere spostati sfruttando gli attacchi dell’acqua e prevedendo l’allacciamento al montante principale. In caso di un impianto autonomo si può procedere ancor di più in “autonomia” proprio perché la caldaia si può spegnere secondo la propria volontà. Naturalmente questi lavori dovrebbero essere fatti non in inverno ma possibilmente nella tarda stagione primaverile per aver modo, poi, di testare l’impianto prima dell’arrivo dell’estate.

Nel caso in cui l’appartamento sia in condominio prima di procedere ai lavori bisogna comunicare gli interventi che si vogliono effettuare all’amministratore. Al di là di normali opere come sostituzione, spostamento dei radiatori o manutenzione non si può aumentare, diminuire il numero degli elementi per evitare danni al corretto funzionamento dell’impianto. Qualora le modifiche fossero più di una la comunicazione va fatta, mediante l’idraulico, ad una figura preposta per legge sulla sicurezza: si tratta del responsabile dell’impianto collettivo che dovrà dare risposta affermativa per procedere con gli interventi.

Migliore rendimento del radiatore

Ottimizzare la resa del radiatore a volte può voler dire intervenire sul calorifero stesso con piccoli accorgimenti che possono aumentare la resa termica e la temperatura in casa anche di qualche grado presupponendo come costante la già corretta manutenzione dell’impianto di riscaldamento.

Isolare la nicchia del calorifero. intervenire sulla nicchia in cui è alloggiato il calorifero può voler dire un risparmio del 20% e una riduzione considerevole delle fughe di calore in quanto è proprio il vano ad essere ad alto rischio di dispersione a causa del cosiddetto “ponte termico”. Per evitare ciò, occorre un buon isolamento termico da farsi con pannelli isolanti flessibili e da applicarsi sia sui fianchi che sul davanzale che sulla nicchia tutta. Per chi è abbastanza abile in queste opere può cimentarsi con il fai da te sempre operando con l’impianto spento e con caloriferi freddi.

Schermi riflettenti dietro i radiatori. Usare schermi riflettenti vuol dire operare in un duplice modo: da isolante per la diminuzione di dispersione termica dalla parete e da azione riflettente per aumentare il calore emesso dal radiatore e diretto maggiormente verso la zona centrale del locale. Ecco perché conviene, per chi ha buona manualità, applicare da sé pellicole flessibili e riflettenti dietro al radiatore. In alternativa si può optare per schermi riflettenti mobili oppure fissi.

Come far sfiatare l’aria dentro il radiatore. Se il radiatore tende a restare freddo o si scalda poco o ancora si avvertono degli strani rumori al suo interno vuol dire che ci sono delle bolle di aria che non permettono la corretta circolazione dell’acqua negli elementi del calorifero stesso. Per far sì che l’aria formatasi sia liberata bisogna aprire la valvola di sfiato, chiamata anche rubinetto di spurgo, solitamente localizzata nella zona superiore del radiatore dal lato opposto rispetto alla manopola che lo alimenta. Aprite piano la valvola, avendo cura di posizionare al di sotto un recipiente per la raccolta dell’acqua. Per proteggere i muri da eventuali schizzi improvvisi potreste posizionare lungo le pareti più prossime al radiatore dei fogli di plastica. Se la valvola fa un po’ di resistenza durante l’apertura aiutatevi con una pinza oppure una chiave apposita. Man mano scenderanno le prime gocce miste ad aria per poi giungere ad uno scorrere dell’acqua sempre più omogeneo privo di aria. Solo a questo punto può dirsi completato il processo per sfiatare l’aria dai termosifoni. Se avete una casa su due livelli è consigliabile cominciare dai radiatori del piano superiore.

Se perde il radiatore. Se il radiatore perde acqua lo si capisce dalla comparsa di macchie umide sul muro o sul soffitto. In questi casi rilevare l’origine della perdita d’acqua può non essere così semplice in quanto l’acqua per capillarità si espande facilmente e si infiltra in modo disomogeneo dove incontra meno ostacoli tra isolamento e guaine. Il tubo può distare dalla chiazza umida anche qualche metro. Solitamente un metro quando l’idraulico individua al tatto l’estensione della macchia e comincia a rompere il muro in quella zona. La lesione del tubo oltre che la sua ricerca può essere facilitata se si hanno a disposizione le mappe delle tubazioni.

Manutenzione e riparazione dei radiatori

Secondo la legge n.46/1990 solo il personale tecnico abilitato può effettuare opere sugli impianti termici e di riscaldamento che siano a carattere di riparazione o di installazione e interventi vari atti a modificare il sistema stesso. La legge n.10 del 1991 invece è nata per legiferare su ciò che deve essere fatto sul libretto centrale oppure sul libretto dell’impianto chiamato nel primo modo se si tratta di impianto centralizzato, nel secondo caso ci troviamo di fronte ad un impianto autonomo. A questo proposito la legge in questione prevede l’aggiornamento e la compilazione degli stessi su cui devono essere trascritti gli avvenuti controlli sul funzionamento e sul rendimento dell’impianto termico e gli esiti risultanti. La figura risultante nel caso di un impianto centralizzato (magari di un condominio) è l’amministratore che ha però la facoltà di nominare un 3° responsabile; nel caso, invece, di un impianto autonomo il proprietario o chi vive nell’abitazione dovrà provvedere a far verificare periodicamente l’impianto stesso. Ed infine un’ultima accortezza prevista anche dalla legge per la sicurezza di tutti: attenzione al locale scelto per ospitare la caldaia o l’impianto. La combustione brucia ossigeno e quindi una corretta aereazione è fondamentale. Per l’uso di apparecchiature a camera aperta non ci devono essere ingombri (ad es. mobili) vicino alle aperture che danno sull’esterno.

Come sverniciare termosifoni e verniciare

Per verniciare i radiatori bisogna, naturalmente, prima procedere con la loro sverniciatura. Assicurarsi che l’impianto non sia in funzione e che i radiatori non siano attivi. Se state procedendo anche alla pittura in casa potreste provvedere alla carteggia tura e stucchiatura dei termosifoni tra una mano e l’altra di pittura ai muri ma abbiate cura di procedere alla smaltatura in un secondo momento. Ecco i punti salienti da seguire per ottenere una buona sverniciatura e verniciatura dei termosifoni.

Per prima cosa bisogna pulire il termosifone aiutandosi con uno straccio umido da passare tra gli elementi del radiatore. Per favorire il passaggio dello straccio avvolgerlo attorno ad uno scovolino per i termosifoni oppure intorno al manico del pennello che andrete ad utilizzare poi per verniciare il radiatore.

Prima di passare a verniciare i caloriferi assicurarsi di aver rimosso la vernice vecchia. Se il lavoro è troppo impegnativo potreste pensare di togliere, aiutandovi con un raschietto, la sola vernice rialzata.

Nel caso in cui il radiatore in alcune zone sia stato attaccato dalla ruggine abbiate cura di carteggiare, eliminando anche la vecchia vernice per 2 cm circa. Per le parti più difficili da raggiungere potrebbe esservi utile la spazzola metallica o anche procedere smontando il radiatore.

Se si sceglie di smontare il termosifone visto che l’impianto non è in funzione si può anche pensare di velocizzare il lavoro utilizzando appositi sverniciatori chimici da applicare sul radiatore e fare agire secondo le istruzioni riportate. I caloriferi possono anche essere sverniciati con macchinari appositi. Per una sverniciatura con sostanze naturali si può optare per sverniciatori a base di soda caustica da utilizzare con molta attenzione in quanto aggrediscono la pelle. Ecco perché in questo caso bisogna indossare guanti e occhiali protettivi.

Qualora ci siano delle fessurazioni non molto profonde le si può riparare con colle saldanti costituite da resine epossidiche che assicurano una buona resistenza al calore. Se la fessurazione è più estesa o di maggiore entità meglio chiedere ad un termotecnico che saprà come riparare il vostro termosifone.

Se il calorifero presentava macchie di ruggine opportunamente eliminate, prima di verniciare, passate un convertitore di ruggine mentre se già la vernice prevede un trattamento antiruggine non la si deve trattare prima della smaltatura con altri prodotti aggiuntivi. Il risultato ottenuto, però, risulta soddisfacente solo per ruggini leggere. Ora che i radiatori sono stati sverniciati si può procedere con la stesura della vernice, utilizzando una vernice per termosifoni tipo queste, tramite l’utilizzo di un pennello a gomito avendo cura di procedere dall’alto verso la zona inferiore del termosifone.

Pulizia radiatori

La pulizia dei radiatori per liberarli dalla polvere o dalle macchie può avvenire nel primo caso aiutandosi con un aspirapolvere o una spazzola da passare in ogni elemento, nel secondo caso le macchie, se danno solo un’idea di sporco, vanno eliminate con una spugna inumidita con ammoniaca senza assolutamente utilizzare spazzola metallica, pagliette in ferro, sostanze abrasive, acetone o anche prodotti per il bagno. Se il termosifone è graffiato meglio ripassare una mano di vernice nella zona interessata per evitare l’attacco della ruggine. Se invece questa dovesse essere già presente, buoni risultati si possono ottenere utilizzando una vernice antiruggine avendo cura di lasciare intatta la ruggine e di non carteggiare.

Come realizzare il copritermosifone

Fare un copritermosifone non è così difficile se si ha un po’ di pazienza e dei materiali a disposizione necessari per la sua costruzione ovvero: una serie di viti del tipo autofilettante, colla apposita per incollare il legno, 4 squadrette ad elle in metallo, lamiera con fori e misure 84,5 cm x 99,5 cm (altezza). Lo spessore deve essere di massimo 1 mm. Invece per cornice e struttura riportiamo le dimensioni qui di seguito:
– Cornice da realizzare con 2 listelli di abete 2 x 100h cm e 2 listelli da 2 x 85 h cm, lo spessore deve essere di 1 cm.
– Struttura da realizzarsi con una tavola d’abete misure 108cm x 65 cm, spessore di 2 cm.

La tavola di abete serve per ritagliare i 2 fianchi secondo il disegno A e B e la parte superiore indicata nel disegno C. Si prosegue con la realizzazione della cornice di 100 cm x 85 cm ritagliando i listelli e incollandoli. Nella cornice realizzata si dovrà inserire la lamiera forata da intendersi come chiusura frontale. In seguito, dopo aver creato il pannello, avvicinatelo ai 2 fianchi avendo cura di posizionare a filo i bordi esterni dello stesso telaio e di sistemare sempre i bordi esterni con quello superiore a una distanza di 0,5 cm dal lato superiore. Per poter rimuovere con facilità il pannello fissatelo ai 2 fianchi utilizzando dei magneti, 2 per ogni fianco distanti l’uno dall’altro 30 cm circa. Posizionate il top per la chiusura sui 2 fianchi. Deve sporgere 4 cm per fianco. A questo punto potete fissarlo con le 4 squadrette ad elle posizionate all’interno. Dopo aver concluso l’assemblaggio il vostro copritermosifone è costruito. Poiché realizzato in legno, date una mano di impregnante sul legno e una di vernice trasparente o colorata in base ai gusti.

Scaldasalviette

Gli scaldasalviette sono degli apparecchi di solito posizionati nel bagno per far asciugare accappatoi o asciugamani. Gli apparecchi scaldasalviette hanno una potenza limitata che va dai 50 ai 300 Watt, il calore viene rilasciato per convenzione ma l’azione rimane comunque limitata alle loro vicinanze. Gli scaldasalviette solitamente elettrici si possono collegare anche all’impianto di riscaldamento in modo tale da potersene servire sia in inverno che in estate. I modelli principali sono 3: scaldasalviette a piantana, scaldasalviette a parete e quello ribaltabile che in base alle occasioni può fungere anche da stendibiancheria. Se la scelta ricade su uno a parete meglio acquistarlo provvisto di snodi per permetterne la sua rotazione a 180°.

Per quanto riguarda il fattore sicurezza contro gli schizzi involontari di acqua o vapore assicuratevi durante l’acquisto che lo scaldasalviette riporti la dicitura IPx4 oppure IPx5. Per chi vorrebbe usare lo scaldasalviette per lo più per asciugare la biancheria può anche orientarsi nella scelta di una lampada a raggi infrarossi che per irraggiamento emana calore come se fossero dei raggi solari a scaldare un punto ben preciso della stanza. Se invece ciò di cui si ha bisogno è un apparecchio che asciughi gli strofinacci in cucina lo scalda salviette fa ancora al vostro caso proprio perché può fungere da scaldavivande. Proprio per essere più consoni all’arredo della cucina, in commercio se ne trovano di forniti di mensole oppure portaoggetti.

Risparmio con gli scaldasalviette

Come accennato precedentemente gli scaldasalviette possono essere a sistema misto, sia elettrici e sia con predisposizione per l’acqua calda dell’impianto termico di riscaldamento. L’autonomia fornita dall’impianto elettrico consente loro di essere accesi anche quando il riscaldamento per qualsiasi ragione è spento e non in funzione. Gli scaldasalviette essendo elettrici hanno al loro interno una serpentina o meglio una resistenza elettrica con potenza da scegliere in base al locale da riscaldare. Risparmiare con gli scaldasalviette a sistema sia idraulico che elettrico vuol dire acquistare un modello che abbia un sistema di regolazione. I sistemi di regolazione tra cui scegliere sono tre e cioè: a regolazione fissa, variabile e a distanza.

Nel caso della regolazione fissa il radiatore si avvale dell’uso di un termostato inserito al suo interno, adibito al controllo della temperatura dell’acqua. Quando la temperatura raggiunge il limite prefissato l’alimentazione a corrente si sospende da sola. In questi casi, ci si può anche avvalere di timer per regolare l’accensione e lo spegnimento entro orari prescelti.

Lo scaldasalviette con sistema a regolazione variabile presenta non solo il termostato incorporato ma anche una manopola graduata esterna con all’interno un sensore per la una regolazione più efficiente e diretta della temperatura ambientale.

Lo scaldasalviette con regolazione a distanza, infine, presenta un cronotermostato che “opera a distanza” grazie ai raggi infrarossi con cui comunica con la resistenza elettrica dello scaldasalviette. Va a pile e per un corretto funzionamento meglio non allontanarlo più di 2 m dal radiatore e posizionarlo con tasselli oppure bioadesivi sulla medesima parete.

Utilizzare i radiatori scaldasalviette in sicurezza

L’uso dei radiatori-scaldasalviette, soprattutto in bagno, deve avvenire nel rispetto di alcune regole ben precise per la propria sicurezza e per quella degli altri. Come prima cosa se lo scaldasalviette lo si vuole usare mediante l’impianto di riscaldamento può essere messo in funzione (acceso) solo quando l’impianto è pieno d’acqua. L’acqua consente alla resistenza di evitare il raggiungimento di temperature troppo elevate (700°C) molto rischiose. Qualora si dovesse, sbadatamente, mettere in funzionare il radiatore privo di acqua, interverrà un dispositivo appena la resistenza raggiungerà i 100°C per interrompere l’energia elettrica. Tuttavia a questo punto la resistenza dovrà essere solo cambiata in quanto la temperatura limite che può sopportare è di 70°C. Come tutti gli apparecchi elettrici gli scaldasalviette non devono essere avvicinati troppo a luoghi di accumulo dell’acqua come box, docce, vasche. La distanza da rispettare per l’installazione della presa è di 60 cm. Mai toccare lo scaldasalviette con parti del corpo bagnate. Per far sì che funzionino come previsto, al massimo del rendimento, la loro installazione deve avvenire lontano da mobili posizionati in bagno. L’aerazione deve essere assicurata e mai coprire, perciò, le feritoie in qualsiasi modo.

Martina Silvi

Sono uno casalinga appassionata di cucina e decorazione d'interni. Ho iniziato questo sito per condividere consigli per rendere la casa accogliente e confortevole.